NEWS | Auto elettrica, fallimento italiano. La Corte dei conti: su 50 milioni disponibili, spesi solo 6286 euro

Centraline per la ricarica: i magistrati contabili denunciano il corto circuito amministrativo. Nel nostro Paese, ci sono 1700 impianti ma nati tutti per iniziativa privata e “al di fuori dai finanziamenti statali”. La raccomandazione: ora accelerate, serve molta trasparenza

 

di ALDO FONTANAROSA (Fonte La Repubblica)

ROMA – L’auto elettrica è ferma ai box in Italia. Chi vuole comprarla – per risparmiare carburante, per inquinare meno – rinuncia perché ci sono poche centraline, pochi distributori in strada dove ricaricare. Colpa di una burocrazia inefficiente che non spende neanche i soldi pubblici disponibili. Dei 50 milioni stanziati in tre anni per le centraline, dal 2013 al 2015, finora lo Stato è riuscito a spenderne meno di 6300. Meno di 6300 euro. Con grande rabbia della Corte dei conti, che ora denuncia colpe vicine e lontane.

Queste sono le tappe della vicenda:
- aprile 2009. Il Regolamento comunitario 443 vara un programma per “veicoli puliti ed efficienti” in Europa;
- agosto 2012. La nostra legge 134 risponde alle richieste Ue e promette un Piano per le centraline di ricarica entro dicembre 2012:
- luglio 2013. Un bando per progetti di rapida realizzazione ne seleziona 19 di Regioni e Province (4,54 milioni assegnati e mai erogati);
- settembre 2014. Arriva il Piano italiano per le centraline (grazie a un Dpcm). La Corte dei conti sottolinea: “Ritardo di almeno 18 mesi”;
- ottobre 2014. L’Ue insiste: per il 2020 i Paesi permettano alle elettriche di circolare in aree urbane, suburbane e densamente popolate;
- aprile 2016. Il Piano italiano è riscritto. Ora precisa quante centraline, di che tipo (“a ricarica veloce o lenta”) e dove vanno messe.

I soldi, in tutto questo, ci sono. La Corte dei conti calcola che il bilancio dello Stato ha stanziato 20 milioni nel 2013, 15 milioni nel 2014 e  15 milioni nel 2015. Ma questi finanziamenti nessuno li ha usati. I 4,54 milioni destinati ai 19 progetti del bando “al momento non risultano erogati” (come già detto). Solo nel maggio 2016 – aggiunge la Corte dei conti – “hanno avuto corso le convenzioni con le Regioni che in alcuni casi non sono ancora stipulate“. E alla fine l’unica somma impiegata per davvero è pari a 6286,28 euro. Una cifra modesta versata al Poligrafico dello Stato per la pubblicazione di questo famoso bando.

Auto elettrica, fallimento italiano. La Corte dei conti: su 50 milioni disponibili, spesi solo 6286 euro

Il documento della Corte: pagati solo 6286,28 euro

- in Italia ci sono 1700 punti di ricarica, ma nati tutti per iniziativa dei privati (record a Firenze, 250, Roma 200, Milano 120);
- il Piano ministeriale prometteva (per il 2016) “150 stazioni in autostrada; 150 stradali; 150 tra porti, aeroporti e parcheggi”, al momento non realizzate.

Un Piano per le centraline presentato in ritardo, nel 2014, e comunque sbagliato nell’impostazione. Quindi riscritto nel 2016, ma ancora inattuato. Il ministero dei Trasporti tenta una difesa. Spiega di essere finito in un labirinto. Prima ha dovuto confrontarsi con una serie infinita di attori come Regioni ed enti locali. Quindi ha chiesto pareri ad aziende come Enel e A2A, all’Autorità per l’Energia, all’Enea oltre che alla Federazione imprese elettrotecniche (che unisce i produttori delle centraline). Sulla bozza del Piano ha cercato un’intesa nella Conferenza Unificata. Il testo definitivo è finito al Cipe, per il timbro di rito. Infine c’è voluto un passaggio in Consiglio dei ministri.

Questo iter infinito avrebbe prodotto, se può consolare, un testo in linea con le norme europee che chiedono “prezzi comparabili e non discriminatori” (per gli automobilisti); e garanzie per tutti i rivenditori di energia perché non siano esclusi da questa rete di distribuzione. Il ministero sottolinea anche che molte regioni – grazie al suo impulso – hanno varato un loro Piano di Mobilità elettrica (Umbria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, tra le prime).

Auto elettrica, fallimento italiano. La Corte dei conti: su 50 milioni disponibili, spesi solo 6286 euro

Una centralina di ricarica dell’Enel

Adesso – dopo la sua severa analisi – la Corte dei conti raccomanda al ministero dei Trasporti di “accelerare al massimo”; di puntare sulle centraline di tipo “fast” che permettono di ricaricare in trenta minuti; di monitorare “l’avanzamento dei progetti appena avviati e di dare impulso all’impiego delle risorse stanziate nel Bilancio dello Stato ma non ancora concretamente utilizzate”.

Serve, infine, trasparenza: “Il ministero renda funzionante al più presto la Piattaforma informativa nazionale”, che progettava di sistemare dentro il Portale dell’Automobilista. E’ uno “strumento indispensabile” per capire dove si sta operando e in che modo.